Un sabato sera memorabile il mio. Sto vedendo l’ EuroFestival. Lo trasmette BBC PRIME, da Atene. Ce lo ricordiamo l’ EuroFestival, la coppa dei campioni delle canzonette dei vari paesi del vecchio continente? Si’, proprio quello. Ammetto che e’ uno spettacolo intrigante. A parte il commento di uno spocchioso commentatore anglosassore, ancora incredulo che la Regina Vittoria non ci sia piu’ e l’impero inglese sia stato ridotto ad un cumulo di pub oltre il canale della Manica.

Le canzonette della Macedonia, della Bosnia, della Lituania, e cosi’ via. La cosa che colpisce e’ la promiscuita culturale. Le lingue nazionali sono sparite o quasi. I tedeschi interpretano un brano in inglese in perfetto stile country. Il romeno canta nell’idioma del paese che mi dota di passaporto ed in inglese. I Finlandesi vestiti come i Klingo di Star Trek (vero, tutto vero). I danesi scimmiottano le Spice Girls. Il russo sembra George Michael. Il gruppo lituano e’ quello che merita l’oscar della globalizzazione. Ci ha messo dentro di tutto. I blues brother. I Queen. La comicita’ ebraico newyorchese dei fratelli Marx (o forse, con meno prosopoea, la follia di quel gruppo di scemi che canto’ un po’ di anni orsono "La terra dei cachi" a Sanremo).

Meno male che c’e’ la Norvegia. Quattro gnocche bionde, vestiti oro anni 70, canzoncina stile ABBA nella lingua dei fiordi. Mi sono sentito un po’ meno confuso.

Kasko

post scriptum al termine dello show: ha vinto la Finlandia per misteri paragonabili al big bang che ha dato origine all’universo. Le votazioni hanno dimostrato  che tutto il mondo e’ paese. La Finlandia vota la Svezia. La Svezia vota la Norvegia. La Bosnia vota la Croazia. La Croazia vota la Macedonia. E cosi’ via. E infine, l’Italia non ha partecipato. Secondo me, per colpa dei comunisti.